sabato 9 luglio 2016

BAIL-IN: RISCHIA ANCHE CHI HA UN CONTO CORRENTE SOTTO I 100.000 EURO

Bail-in significa che i creditori di una banca fallita saranno coinvolti nelle perdite. Il default della banca provocherà la perdita integrale dei soldi investiti in azioni della stessa, in obbligazioni subordinate e (forse) anche quelle senior.



Ma è vero che in caso di default della tua banca il “prelievo forzoso” provocato dal bail-in riguarderà solo il saldo del conto corrente per la parte eccedente 100.000 euro?
Mi devo preoccupare se ho un conto corrente con somme inferiori a quella cifra? 

Si: è adeguato preoccuparsi della procedura del salvataggio più che del salvataggio vero e proprio. Facciamo un esempio per spiegare il senso della domanda. Facciamo l’ipotesi che la banca non abbia i conti in ordine e debba essere salvata: per sanare il buco i primi a risponderne con i propri risparmi saranno gli azionisti, poi gli obbligazionisti ed infine i depositanti sopra i 100.000 euro (garantiti dal Fitd). 

RISCHIA ANCHE IL CORRENTISTA CHE HA MENO DI 100.000 EURO 

Allora perché preoccuparsi se non si possiede più di 100mila euro in conto? Perché comunque si avvia una procedura, tutti i prodotti della banca vengono bloccati in attesa della risoluzione, da quelli più complessi fino al semplice conto corrente. Tutti significa che anche i conti correnti al di sotto dei 100mila euro vengono bloccati e qualsiasi operazione è disabilitata fino a quando non sia risanato il buco. Considerando una veloce esecuzione da parte degli organi competenti, per un salvataggio (non stiamo parlando di un fallimento conclamato) è adeguato considerare un intervallo medio di tre mesi. Provate a considerare cosa potrebbe significare per molti non potere disporre dei propri risparmi per tre mesi! Dunque indipendentemente dai rischi chi corrono veramente, è sempre utile conoscere lo stato di salute del proprio istituto di credito.

COSA DICONO GLI ESPERTI?


Claudio Borghi, economista, docente all’Università Cattolica di Milano, risponde a tutte queste domande e svela le manovre e gli interessi che si celano dietro allo spostamento dell’onere dei salvataggi bancari dalla BCE di Mario Draghi alle tasche dei correntisti, cioè noi: "Una banca fa questo: raccoglie denaro dalla clientela sotto forma di prestiti, obbligazioni e similari, e poi questo stesso denaro lo utilizza, lo presta alla clientela incassando la differenza di tasso fra quello che è il costo della sua raccolta e il ricavo degli impieghi, vale a dire “prestare denaro”. Però, se i prestiti che hanno fatto non rientrano più, come fanno poi a restituire, a loro volta, i denari a chi ha prestato loro i soldi? A un certo punto alla banca viene voglia di non restituirli e alza le mani dicendo: “sono in difficoltà". 

COME INFORMARSI SULLA CONDIZIONE PATRIMONIALE DELLA PROPRIA BANCA?

Attraverso l'indice Cet1, acronimo di Common Equity Tier 1, ovvero, il parametro che misura la solidità di un istituto di credito o di una banca. Tale indice, infatti, si calcola rapportando il capitale a disposizione della banca con le sue attività ponderate al rischio, ossia, a quanto ammonta il rischio al quale la banca o l'istituto è esposto. 

Pertanto, per vedere se la banca è solida il Cet1 deve essere sopra la soglia minima che per le banche italiane, è stata fissata dalla BCE, al 9%.

Ovviamente la trattazione non può essere completa, tuttavia gli elementi chiariti sono più che sufficienti per valutare la propria posizione qualora ne rileviate l’esigenza.

Il video seguente è abbastanza esplicativo, anche impreciso. Dovrebbe essere corretto per la parte che riguarda il rischio del correntista: nessuno infatti può più dirsi al sicuro che i propri soldi in banca gli saranno effettivamente restituiti in caso di dissesto finanziario. 



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3 commenti:

  1. In un periodo di grandi sofferenze per i correntisti, sapere che le norme europee li coinvolgono nel disastro, causato in gran parte da azioni scellerate compiute ai vertici, è assolutamente deleterio. Dovrebbe pagare chi conduce una banca al disastro, non chi in totale onestà si affida consegnando i propri risparmi ad un istituto di credito, nella speranza di metterli al sicuro. Quando l'Europa, anziché un'associazione di banche; diventerà un posto in cui le persone possono vivere e lavorare in pace senza rischiare per colpa di norme inique sarà sempre troppo tardi. Sempre che, visti i recenti avvenimenti politici, esista ancora un'Europa unita.

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  2. Chissà come mai le banche non diffondono regolarmente dati di questo tipo, utili agli utenti per capire quanto sia affidabile un istituto di credito. Forse perché nessuno le obbliga? Forse perché non c'è nessuno che controlla in modo puntuale le loro eventuali dichiarazioni?

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  3. L'affidabilità delle banche non può certamente basarsi su un valore che le banche stesse non sono nemmeno costrette a comunicare. L'affidabilità delle banche dovrebbe essere strutturale alle banche stesse, con management affidabili e non riciclati dopo qualche scandalo senza alcun legame con la politica, che vigilino sull'operato dei loro sottoposti, dal vice fino all'ultima persona che collabora con loro. Solo così una banca sarà davvero afidabile

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