giovedì 7 dicembre 2017

EQUITALIA SCONFITTA! LA NOTIFICA NON PUÒ AVVENIRE TRAMITE PEC

L'Agenzia delle entrate è stata sconfitta in commissione tributaria e sono state annullate tutte le cartelle per svariati migliaia di euro ad un utente cilentano perché "la notifica a mezzo PEC, effettuata dalla Agenzia delle Entrate – Riscossione, non ha validità di notifica, quando sprovvista di tutti i requisiti previsti dalla legge"


È notizia di qualche giorno fa della vittoria di un cittadino presso la Commissione Tributaria, cui si era rivolta la Equitalia, che aveva già subito uno “smacco” in primo grado.

Nell’occasione il legale che difendeva il cittadino vessato ha ottenuto che la Commissione rigettasse l’appello dell’Ente, che si è visto annullare cartelle per svariate migliaia di Euro. E ciò, sul presupposto che le cartelle, poste a base di un preavviso di fermo e di iscrizione ipotecaria, emesse a carico di una società da lui assistita, sono state notificate a quest’ultima a mezzo PEC (posta elettronica certificata).
Il  tema della notifica delle cartelle esattoriali a mezzo PEC è stato affrontato con l'opposizione  alle controdeduzioni di parte avversa, ottenendo l’ennesimo riconoscimento della bontà delle sue argomentazione.

La predetta sentenza resa dalla Commissione Tributaria Regionale di Napoli, sezione di Salerno, unico precedente giurisprudenziale nella regione Campania, sancisce un principio molto importante e, cioè, che la notifica a mezzo PEC, effettuata dalla Agenzia delle Entrate – Riscossione, non ha validità di notifica, quando sprovvista di tutti i requisiti previsti dalla legge.


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mercoledì 6 dicembre 2017

I LADRI? LAVORANO IN BANCA

SDL Centrostudi segnala le anomalie, vere e proprie truffe, ai danni di correntisti, a furia di carte bollate, dalla sua fondazione, attirandosi ire e critiche da più parti, ma ora finalmente qualcuno finalmente ammette a chiare lettere che le banche sono piene di ladri. 

Federico Ghizzoni, che per anni ha guidato Unicredit, nell'ultimo libro scritto dall’ex direttore del Sole24Ore, Roberto Napoletano, Il Cigno nero e il Cavaliere bianco conferma quanto sostenuto: «Nelle banche ci sono ladri». 

Che ovviamente non si derubano fra loro, ma derubano i risparmiatori e gli imprenditori. Che, senza l’intervento di SDL Centrostudi, non hanno nessuno che li difenda, e nemmeno così a volte la magistratura si schiera dalla parte dei derubati. L’ex numero uno di Unicredit, nel libro citato poco fa, dice a chiare lettere qualcosa che è diventato totalmente chiaro solo con il salvataggio di MPS: le banche si sono salvate a spese nostre. 

Queste le parole di Ghizzoni: “Non voglio giustificare nessuno, tanto meno i ladri che ci sono e vanno puniti in modo esemplare. Ma se le banche italiane hanno cominciato a vendere le obbligazioni in casa ai clienti, in modo anomalo, lo hanno fatto per necessità; bisogna prendere atto che ci fu nel novembre del 2011 un problema drammatico di proporzioni mai viste in termini di liquidità e che quel problema si è trascinato anche dopo, perché ha inciso sulla fiducia. Voglio essere ancora più chiaro: questa prassi è deprecabile, e la condanno, ma c' è chi lo ha fatto perché non aveva alternative e riteneva di poter ripagare. Alla fine, l'unico modo per fare provvista di lungo termine per questi è stato quello di utilizzare il canale retail. Se no nessuno ti dà niente”. Per chi non conoscesse il significato, "retail" vuol dire clientela, correntisti, risparmiatori, gente comune. In sintesi: risparmiatori e piccoli imprenditori.

Uno dei sistemi più rapidi e veloci per ottenere liquidità è stato quello di vendere obbligazioni subordinate ai propri clienti, con direttori di filiale e funzionari che avrebbe fornito informazioni incomplete ai clienti. I risparmiatori si sarebbero fidati delle promesse dei direttori di filiali sulla bontà dell'investimento, rimettendoci invece tutti i risparmi investiti. 

La cifra finale dei costi legati a queste spericolate azioni finanziarie è enorme: 70 miliardi di perdite per il sistema Italia, ripartite fra banche sane (10 miliardi), Stato (20 miliardi), risparmiatori (i rimanenti 40). In realtà il conto è tutto degli italiani, perché anche gli istituti sani si stanno ripagando l'esborso grazie ai rincari applicati su conti correnti, bancomat o bonifici. E, ovviamente, i soldi messi dallo Stato, sono i soldi dei risparmatori. 



E, naturalmente, gli istituti di credito, continuano a commettere i loro reati abituali, l’anatocismo e l’usura bancaria, da sempre al centro delle attività di SDL Centrostudi, come dimostrano alcuni dati. Oltre 150mila persone assistite in 7 anni, 407.943 pre-analisi gratuite effettuate sulle condizioni economiche di consumatori e soggetti in difficoltà, e ben più di 65.000 perizie effettuate su conti correnti e rapporti bancari in essere di privati e imprese strappati alla finanza spregiudicata messa in atto da finanziarie e istituti di credito di vario genere: tutti numeri che, nel complesso, hanno permesso sino a oggi di recuperare somme illecite sottratte agli italiani da Fisco, Equitalia, erario e banche per un totale complessivo di circa 240 milioni di euro.

domenica 12 novembre 2017

CONTI IN BANCA A RISCHIO: IL BAIL IN SI APPLICHERÀ A TUTTI I CORRENTISTI?

Ci avevano promesso, ripetuto e spiegato fino alla nausea che la regola del bail-in, ovvero il salvataggio delle banche in difficoltà in carico ad azionisti e correntisti e non più agli stati, avrebbe risparmiato i ‘covered deposit’, i conti correnti sotto i 100mila euro. Ma ora la Banca centrale europea sembra voler fare marcia indietro.


Se fino ad oggi la normativa metteva al riparo i titolari di depositi inferiori ai 100.000 euro dal bail in e da qualsiasi altro tipo di intervento coatto,  ora le cose cambieranno: il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento europeo, infatti, già lo scorso febbraio, hanno chiesto alla Bce un parere sulla modifica di alcune normative bancarie proprio per la revisione della regola che ha già messo economicamente nei guai migliaia di risparmiatori italiani. 


Nel testo firmato dal governatore Mario Draghi e titolato “Opinione della Bce sulle modifiche al quadro di gestione delle crisi bancarie dell’Unione”, datato 8 novembre, si auspica l’introduzione di una sorta di pre bail-in, un periodo straordinario e limitato nel tempo (si parla di cinque giorni lavorativi) durante il quale tutti gli sforzi sono concentrati a “prevenire il grave deterioramento del bilancio di un istituto di credito”.

Secondo la Bce la moratoria dovrebbe servire a dare tempo alle autorità competenti per definire la procedura di risoluzione e prendere delle decisioni formali. Durante questo periodo transitorio, al fine di massimizzare l’efficacia degli interventi, la Bce si attribuisce dei “super poteri”, compreso quello di “autorizzare il prelievo di importi limitati ai titolari dei depositi garantiti”.

ANCHE I TUOI SOLDI SARANNO A RISCHIO

Da questo rischio non si salverebbero dunque nemmeno i correntisti i cui risparmi versati in banca sono ad oggi protetti dalle leggi nazionali e comunitarie.

Consapevole dei pericoli e dei problemi che una simile misura potrebbe causare (significherebbe in concreto che nessun conto deposito sarebbe più sicuro in Eurozona, se non quello in una banca too big to fail), la Bce precisa che “durante un periodo di transizione, i correntisti potranno avere accesso, entro cinque giorni dall’effettuazione della richiesta, a una somma appropriata dei loro conti deposito garantiti, in modo da poter far fronte alle spese quotidiane”. 

Ci sarà una corsa dei correntisti agli sportelli per prelevare i propri contanti? Anche a Francoforte sono consapevoli di questa possibilità. Intanto SDL Centrostudi sta monitorando la situazione. 



SDL Centrostudi, sempre a fianco dei correntisti contro l'usura bancaria, è una società all’avanguardia specializzata nell’analisi delle problematiche attinenti i rapporti con il sistema finanziario e bancario e nella lotta all’anatocismo, di ristrutturazione del debito delle imprese, del sovraindebitamento, dell’esdebitazione e di ogni aspetto del contenzioso tributario, offrendo sostanziali e concrete soluzioni. 


giovedì 12 ottobre 2017

CARTELLE: REGOLE NOTIFICHE VIA PEC ANCORA CARENTI

La notifica via PEC (Posta Elettronica Certificata) delle cartelle esattoriali da pagare è valida allo stesso livello della comunicazione ordinaria? Essendo la materia recentemente introdotta e sulla quale non vi è giurisprudenza univoca, analizziamo le problematiche. 

Il problema non è la comunicazione PEC in sé, quanto il documento in pdf allegato alla comunicazione certificata che contiene la cartella vera e propria e che, secondo un diffuso orientamento giurisprudenziale, non rappresenterebbe un valido documento informatico, ma una mera copia.

Varie Commissioni Tributarie Provinciali hanno ritenuto infatti che i documenti inviati via PEC, scrupolosamente analizzati, sarebbero stati "del tutto carenti di quelle procedure atte a garantire la genuina paternità, nonché mancanti della firma informatica e/o digitale". Ancora, i documenti sono stati ritenuti non rispondenti a "criteri di univocità e di immodificabilità, per cui non garantiscono il valore di certezza e di corrispondenza", come, peraltro, confortato dall'assenza dall'attestazione di conformità, requisiti che, invece, sono indefettibilmente previsti dalle disposizioni normative.
Sul sito SDL Centrostudi potrete scaricare il PDF di un interessante articolo, pubblicato dal Quotidiano del Fisco del Sole 24 Ore, avente ad oggetto la notifica via PEC delle cartelle esattoriali e la mancanza di indirizzi uniformi della giurisprudenza. Lettura consigliata dallo Studio Legale Ziletti
La Commissione Tributaria Provinciale di Roma con la sentenza n. 1715 del 26/01/2017, ha ricordato che la notificazione a mezzo PEC si concretizza con  l'invio telematico del messaggio con allegato l'atto da notificare, cui consegue, ex artt. 3 e 6, dpr n. 68/2005, la consegna dello stesso al proprio gestore del servizio Pec, il quale rilascerà la ricevuta di accettazione, unico documento comprovante l'avvenuta spedizione del provvedimento, assumendo il medesimo valore probatorio proprio della ricevuta di spedizione nelle notifiche a mezzo posta;  la trasmissione del messaggio al destinatario, cui consegue, in caso di esito positivo, l'invio al notificante di una ricevuta di avvenuta consegna, unico documento idoneo a certificare la data e l'ora esatta di avvenuto recapito, nonché ad assicurare l'integrità della trasmissione, il tutto con valore legale garantito dall'apposizione della firma digitale, ex art. 24, dlgs n. 82/2005, purché sulla base di apposito certificato qualificato in corso di validità. 

Teniamo a ricordare come l’invio di una mail PEC su una casella di posta non PEC, fa decadere automaticamente il valore legale della PEC stessa, poiché non è possibile ottenere le ricevute di cui sopra

lunedì 9 ottobre 2017

EQUITALIA: PAGA IN RITARDO I FORNITORI, MA PRETENDE PAGAMENTI IMMEDIATI DAI CREDITORI

Forte con i deboli e debole con i forti. È il solito  paradosso che può capitare solo in Italia, spiega Repubblica. L'ex agente della riscossione ha accumulato un ritardo nel pagamento delle fatture di 13 giorni medi rispetto alle scadenze della legge, nel corso del 2016. Tra i comuni il peggior risultato è di Scicli, in Sicilia, con quasi due anni di ritardo



MILANO - La Cgia di Mestre denuncia: "Equitalia è implacabile quando si tratta di andare a caccia dei soldi che i contribuenti devono versare, ma non è altrettanto inflessibile quando si tratta di pagare i suoi fornitori". Secondo l'associazione degli artigiani, che ha analizzato la banca dati del Mef sui pagamenti delle Pa, l'anno scorso Equitalia - che da luglio è stata riaccorpata nell'Agenzia delle Entrate - Riscossione - ha saldato le fatture dei propri fornitori in ritardo rispetto ai tempi fissati dalla normativa.

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I numeri dicono che l'anno scorso sia Equitalia Spa sia l'Inail hanno pagato i propri fornitori con 13 giorni di ritardo medi ponderati rispetto a quanto previsto dalle disposizioni di legge, che prevedono il pagamento fattura entro 30 giorni dalla data di ricevimento, altre Amministrazioni finanziarie sono andate oltre: "L'Inps, ad esempio, ha onorato gli impegni di pagamento con 29 giorni medi ponderati di ritardo e la Sogei Spa (società di Information technology del Ministero dell'Economia delle Finanze) con 14". Continua la Cgia: "Anche per molti ministeri il rispetto dei tempi di pagamento è un optional. Se nel 2016 agli Interni hanno saldato le fatture con 58 giorni medi ponderati di ritardo, il ministero della Giustizia lo ha fatto dopo 52, la Difesa dopo 46 e lo Sviluppo Economico dopo 38. I più virtuosi, invece, sono stati il dicastero dell'Ambiente, che ha anticipato il saldo fattura di 7 giorni, e i ministeri degli Esteri e dell'Economia e delle Finanze che, entrambi, hanno liquidato i fornitori 4 giorni prima della scadenza di pagamento". 

L'articolo continua su Repubblica

lunedì 25 settembre 2017

SDL CENTROSTUDI PER LA CULTURA DELLA LEGALITÀ


L'Associazione Bang (cultura della legalità) con SDL Centrostudi, partner dell’iniziativa, organizza il 5 ottobre 2017 alle ore 21.00 a Cernusco Lombardo, in provincia di Lecco, la giornata di studio “La corruzione spuzza". Ne parla anche la testata Finanza e Business.  

Ospiti della serata:

Raffaele Cantone (Presidente dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione)

Francesco Caringella (Consigliere di Stato)

Presso il Cine-Teatro San Luigi

Via Lecco, 45. Cernusco Lombardo (LC)


Ad accompagnare gli ospiti vi saranno Piero Calabrò e Roberto Romagnano, co-organizzatori e responsabili del “Progetto Legalità” (www.progettolegalita.com), che dal 2012 si propone l'obiettivo di una riflessione collettiva e partecipata in Lombardia sui temi della corruzione e della presenza mafiosa nell'economia, nella politica e nella società.

L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti e come di consueto sarà possibile seguire la diretta streaming sulla pagina Facebook @progettolegalitabrianza o il live twitting sul profilo Twitter di Progetto Legalità.

SDL Centrostudi, partner dell’iniziativa, è una società all’avanguardia specializzata nell’analisi delle problematiche attinenti i rapporti con il sistema finanziario e bancario e nella lotta all’anatocismo, di ristrutturazione del debito delle imprese, del sovraindebitamento, dell’esdebitazione e di ogni aspetto del contenzioso tributario, offrendo sostanziali e concrete soluzioni.


lunedì 14 agosto 2017

LA NUOVA "EQUITALIA" FA GIÀ DISCUTERE

Il 1 luglio è nata la nuova Agenzia Entrate – Riscossione, che prende il posto di Equitalia. Ma cosa cambia davvero? 




Per prima cosa, le cartelle esattoriali e, in genere, tutte le iscrizioni a ruolo e i procedimenti in corso non spariranno nel nulla: alla loro gestione ci penserà la nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione, ente pubblico che avrà dei poteri senza dubbio maggiori e più penetranti di Equitalia. In più l'Agenzia delle Entrate-Riscossione avrà la possibilità di accedere direttamente sui conti dei contribuenti così come Agenzia delle Entrate sin dal 2006. In altri termini, qualora il contribuente, nonostante la notifica di un avviso di accertamento esecutivo o di una cartella di pagamento decidesse di non versare le somme intimate, il nuovo organismo potrà acquisire con estrema facilità tutte le informazioni necessarie per procedere in via cautelare o esecutiva nei confronti del debitore (reperire informazioni relative ai conti bancari o postali, ai rapporti di lavoro ecc.). Azioni che Equitalia non era autorizzata a fare. 

Grazie al nuovo decreto fiscale, sarà possibile per l’agenzia adibita alle riscossioni accedere alle banche dati che, invece, erano vietate ad Equitalia, in modo da poter avere un prospetto completo dei beni eventualmente pignorabili. Al momento però il passaggio da Equitalia a Agenzia delle Entrate-Riscossione è bloccato da due gravi problemi. 

La Corte dei Conti, ha fatto sapere al Tesoro che la nomina dell’attuale numero uno di Equitalia Ernesto Maria Ruffini a capo dell’Agenzia in cui confluirà il braccio della riscossione “desta perplessità”. Le perplessità sono date dal fatto che la nomina proposta è in violazione della Legge Severino, che sancisce il divieto di affidare posizioni di vertice in un’amministrazione pubblica a chi nei due anni precedenti abbia svolto incarichi “enti di diritto privato regolati o finanziatidall’amministrazione o ente pubblico che conferisce l’incarico”. 

Il Consiglio di Stato ha rinviato al 27 luglio la decisione sul passaggio senza concorso dei dirigenti di Equitalia (formalmente una società privata) alle Entrate, contro cui ha presentato ricorso il sindacato dei dirigenti pubblici Dirpubblica. In caso contrario si configurerebbe, secondo la tesi di Dirpubblica, una violazione dell’articolo 97 della Costituzione e la loro nomina risulterebbe illegittima, come è accaduto nel caso dei “dirigenti incaricati” bocciati dalla Consulta. Il giudice amministrativo d’appello non ha accolto la sospensiva immediata, non ravvisando un danno “attuale”, ma ha fissato la discussione in camera di consiglio il 27 luglio.

AGGIORNAMENTO 

Niente cartelle esattoriali sotto l’ombrellone. E nemmeno per chi resta in città. Per due settimane Agenzia delle entrate-Riscossione sospenderà l’invio degli atti destinati a migliaia di contribuenti. L’obiettivo è ridurre al minimo i disagi e le incombenze in un periodo particolare dell’anno. 

Non ci sarà postino che busserà a cittadini o imprese per recapitare le tanto temute cartelle esattoriali. Dopo lo stop «lungo» fino al 2 ottobre concesso dall’Agenzia per le risposte ai controlli formali delle dichiarazioni dei redditi 2015 e la moratoria avviata dal 24 luglio fino al 16 ottobre per risposte alle segnalazioni di irregolarità inviate agli intermediari (Caf e professionisti), ora è il nuovo ente pubblico della riscossione, che ha preso il posto di Equitalia, a disporre il blocco delle notifiche fino al 20 agosto. 


Per approfondire

7 agosto 2017
Tregua di Ferragosto, Agenzia Riscossione sospende 16 mila cartelle
Soltanto 800 saranno inviate comunque perché considerate inderogabili
14 agosto 2017
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mercoledì 9 agosto 2017

L'USURA BANCARIA DELLE FINANZIARIE

Non solo le banche commettono usura bancaria. Anche le finanziarie, che molte volte vengono in aiuto delle persone che si vedono rifiutare prestiti e mutui, commettono usura bancaria

sdl centrostudi  contro l'usura bancaria

L’ultimo caso assurto agli onori della cronaca è Findomestic, una delle maggiori società italiane di credito al consumo. L’amministratore delegato della società del gruppo Bnp Paribas, Carlo Fioravanti, il direttore generale Chiaffredo Salomone e il condirettore generale Giuseppe Jenzi andranno dunque a processo per il reato di usura in concorso fra loro, con “l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività di intermediazione finanziaria”. 

Dall’analisi tecnica del rapporto tra il cliente denunciante e Findomestic è emerso che a essere affetto da usura è il contratto in sé, per via delle sue clausole. Trattandosi di un contratto standard è altamente probabile che molte altre persone lo abbiano firmato trovandosi a subire, senza nemmeno rendersene conto, tassi e condizioni usurarie. Di conseguenza i clienti Findomestic, firmando il contratto, accettavano inconsapevolmente tassi usurari contrari alle disposizioni di legge. 

La storia inizia nel 2007 con la concessione di un finanziamento di 25mila euro e una carta di credito revolving con un limite di fido di 1.500 euro. Dopo aver regolarmente pagato le prime cinque rate del finanziamento sono sorti i primi problemi e Findomestic ha iniziato ad addebitare al cliente ulteriori oneri a titolo di indennità per il ritardato pagamento. Nel 2009, a seguito di diverse rate e penali non pagate, Findomestic ha chiesto il rientro immediato, quantificando in poco più di 26.700 euro l’importo da pagare comprensivo di rate arretrate, debito residuo, indennità di ritardato pagamento e penali sul debito residuo.

Nel 2015, all’approssimarsi di azioni coattive, il cliente richiede un’analisi tecnico-contabile sul contratto e sulla somma richiesta da Findomestic. Analisi che ha rilevato come il contratto fosse usurario fin dal momento della sua stipula, permettendo alla finanziaria di ottenere numerosi soldi illecitamente. Esattamente come nel caso degli istituti di credito, SDL Centrostudi consiglia a tutti, persone e aziende, di approfittare dell’analisi gratuita per analizzare i rapporti con le finanziarie. In molti casi è possibile, oltre ad usura bancaria ed anatocismo, rilevare anche violazioni del Testo Unico Bancario, come la mancata consegna del piano d’ammortamento, impedendo così al cliente di conoscere alle varie scadenze l’ammontare del debito residuo e quanta parte delle rate mensili è costituita da interessi e quanta da capitale.

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giovedì 27 luglio 2017

SDL CENTROSTUDI: UN AIUTO IN DIFESA DALLE BANCHE E DELL'USURA BANCARIA

SDL Centrostudi è specializzata nell'analisi dei contenziosi con il sistema finanziario-bancario, qual è la sua mission?



SDL è una società commerciale, non è una Onlus né un'Associazione ed è strutturata con trasparenza in modo tale che possa rendere un servizio e una utilità a tutti i soggetti che prendono parte a questo tipo di attività. SDL e tutte le persone che collaborano con essa mettono a disposizione la loro professionalità per garantire un servizio adeguato. E i fruitori di questo servizio non lo richiedono solo con spirito di rivalsa contro le banche o le finanziarie. 

Si rivolgono a SDL Centrostudi per risolvere problemi concreti, soprattutto in questo periodo di crisi, per ridurre il proprio indebitamento, contrapporsi magari a una modalità di esigere imposte e tasse a dir poco vergognosa. Così SDL investe non solo per dare possibilità di guadagno a chi lavora al suo interno, ma soprattutto per dare possibilità di riscatto per i clienti e le aziende che a SDL si rivolgono. Praticamente sono le banche stesse, con i loro comportamenti scorretti, a fare in modo che i loro utenti si rivolgano a SDL per riavere indietro i loro soldi.  

Quali sono i problemi principali che incontra SDL Centrostudi?

I problemi per una società come SDL Centrostudi arrivano al momento di andare in tribunale. Nonostante gli impegni, le promesse e i programmi, il processo tributario non rappresenta una priorità, sacrificato quindi sull’altare di necessità elettorali più impellenti. Nonostante ciò, l’esigenza di mettere mano alla giustizia tributaria è avvertita da tutti, anche se sembra mancare la volontà politica di risolverlo. All’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario, il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, nel ricordare che oggi ben il 47% dei ricorsi in Cassazione civile è tributario, ha lanciato il grido di allarme che nei prossimi anni sarà raggiunta la quota del 65%: che, in altre parole, i due terzi dei ricorsi in Cassazione sarà tributario.
Se il problema è la mole dei contenziosi (soprattutto in Cassazione), ci si deve chiedere le ragioni del fenomeno, in modo da intervenire direttamente sulle fonti del problema. Le cause appaiono essenzialmente due. 

1) Con una scelta che appare decisamente folle, le controversie tributarie, sono affidate a giudici onorari; a giudici, cioè, che giudicano “nel tempo libero” e, soprattutto, per compensi risibili. Dal lato dell’efficienza, è un sistema che sicuramente funziona, ma che lascia quantomeno perplessi in merito alle competenze di diritto tributario dei giudici onorari. 

2) Il giudizio di Cassazione non aiuta a risolvere le controversie, dato che che sempre più spesso si contraddice, anche a distanza di pochissimo tempo (come accaduto in materia di cumulo giuridico e di omessi versamenti o di conferimento e cessione di quote ai fini dell’imposta di registro), smarrendo così il ruolo di guida per la giustizia di merito (che sempre più spesso di discosta dall’orientamento della Corte di legittimità) e per gli operatori (anche l’Agenzia). 


Ebbene, è evidente che il tema della maggiore professionalizzazione dei giudici di merito e del recupero della funzione di guida della Cassazione sono intrecciati: con sentenze di merito redatte meglio, è naturale sperare in un calo del numero di ricorsi al giudice di ultima istanza, mentre con una giurisprudenza di Cassazione più univoca e convincente, si avrebbe non solo una giurisprudenza di merito più omogenea ma, al contempo, maggiori disincentivi a promuovere e proseguire istanze pretestuose. 

sabato 24 giugno 2017

BCE: "VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA PROSSIME A FALLIRE"

La Banca centrale europea ha dichiarato che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono "in fallimento o in  probabile fallimento". E ha informato il Single Resolution Board, (Srb) il quale ha deciso di non applicare la procedura di risoluzione. Le due banche quindi saranno liquidate secondo le procedure delle norme italiane.

Lo comunica oggi ADN Kronos che conferma come sia già pronto e immediato l'intervento del governo, che ha già pronta l'operazione di salvataggio. 

Rapida la risposta dell'avvocato Biagio Riccio, che sulla pagina Facebook di SDL Centrostudi replica con fermezza. Riportiamo la sua riflessione coraggiosa sul sistma di vigilanza delle banche 


SE UNA BANCA VALE UN EURO
Fa impressione sentire le cronache dei giornali che Intesa abbia offerto simbolicamente un euro per comprare gli asset positivi delle banche venete, mentre quelli negativi, crediti deteriorati in particolare, saranno a carico dello Stato ( la stessa operazione da sciacalli fu fatta con il Banco di Napoli).
È la funesta conclusione di una gestione ad opera di amministratori che hanno concesso fidi clientelari e non hanno saputo neppure gestire crediti deteriorati. Infatti si vuole procedere, giustamente, ad un'azione di responsabilità nei loro confronti 
Ma sorgono alcune domande:
1- Come è possibile che nonostante la capitalizzazione ( iniezioni miliardarie ) di Fondo Atlante la banca popolare di Vicenza sia dichiarata insolvente? 
2- Dove erano la Banca d' Italia e la Banca Centrale Europea quando nella pancia delle due banche, la Veneta e la Popolare di Vicenza, si sono formati montagne di sofferenze ( oltre 9,6 miliardi di euro ) che difficilmente saranno smaltite, con la conseguenza che il relativo buco ovviamente sarà pagato con soldi pubblici? 
3- Siamo alla settima banca che salta.E tardivo il governo con la sua Commissione di inchiesta che non prenderà il largo, perché siamo a fine legislatura.Il sistema bancario è marcio perché le banche non seguono la loro naturale vocazione: quella dell'intermediario che raccoglie i depositi ed attua gli investimenti. Corrono ai facili profitti, quelli dei derivati, della finanziarizzazione, scommettendo con i risparmi della povera gente. 
4- Bisogna avere il coraggio di punire banchieri senza scrupolo, ma anche BANCA D'ITALIA e la CONSOB che dormivano mentre il patrimonio dei risparmiatori italiani veniva mangiato vivo.
Abbiamo perso oltre un anno, bruciato milioni di euro ed il desolante destino è comunque quello della liquidazione di gloriose banche che hanno alimentato il nord est, la locomotiva dell'economia italiana. 
Se una banca vale meno di un caffè siamo al baratro dell'economia reale. La nostra è la Repubblica delle banane.